SECONDA PARTE
LE REGOLE PER GESTIRE…LE REGOLE
In continuità con l’articolo precedente, vediamo qui, dal punto di vista pratico, alcuni utili suggerimenti per gestire le regole in modo efficace:
- Le regole non sono ordini o divieti, ma confini che servono al bambino per crescere in modo equilibrato e sano. Rappresentano un contenimento. Le regole proteggono il bambino, lo rassicurano, rendono prevedibile il suo mondo e lo portano, un po’ per volta, ad imparare l’autoregolazione, a tollerare e gestire la frustrazione ed a risolvere i problemi, attivando la creatività.
- Cercare di esprimere i “no” il più possibile al positivo: per esempio, evitare “non fare X”, MA “fai Y”. Per esempio, evitare “mi raccomando, non strappare i giochi di mano a tua sorella!” SI’ “ricordatevi che i giochi si condividono!”. Oppure piuttosto che dire “Non urlare!”, meglio dire: “Parliamo a bassa voce”, etc. Esprimendo i limiti al positivo si evita di suggerire azioni “negative” e si comunicano aspettative positive.
- Le regole e i no devono essere comunicati possibilmente guardando il bambino negli occhi, alla sua altezza. Evitare di dare indicazioni a distanza e/o mentre si fa altro.
- I limiti devono essere chiari, precisi, sintetici e concreti, adeguati all’età dei bambini, fermi e non troppo numerosi. Se abbiamo bisogno di dare delle indicazioni, è bene che non siano vaghe ma specifiche e sintetiche. Per esempio, evitare: “metti in ordine la tua stanza”, concetto troppo astratto per i piccoli. Meglio dire: “Riponi le macchinine nella loro scatola”. Meglio ancora: “Dai, mettiamo le macchinine a nanna nel loro garage! Vediamo chi fa più veloce!”. Una modalità giocosa favorisce il coinvolgimento dei bambini e li porta più facilmente a seguire le nostre indicazioni.
- Il genitore deve essere veramente convinto della necessità delle regole che decide di porre al bambino. Ciò significa anche essere congruenti, ovvero che il proprio linguaggio verbale e non verbale convergano. La postura, la mimica, i gesti, la voce vanno adeguati al contenuto verbale che si esplicita. Quando siamo incongruenti i bambini sentono l’ambiguità e difficilmente seguono ciò che chiediamo loro. Piuttosto, eliminare e/o sostituire le regole in cui non si crede al 100% con altre più rispondenti al proprio stile genitoriale.
- E’ bene che i genitori siano coerenti tra loro nel dare le regole al bambino. Se non sono d’accordo su qualcosa ne devono discutere tra loro ma non in presenza del figlio.
- Motivare al bambino il perché delle regole che gli si pone in modo sintetico e per lui comprensibile. La motivazione aumenta la probabilità di esecuzione.
- Quando è il caso, mostrare concretamente al bambino l’azione che ci si aspetta da lui (“fai così….”).
- Rendere esplicite le regole (sia quelle già date che le nuove), in modo che il bambino abbia ben chiaro che cosa ci si aspetta da lui. E non stancarsi di ripeterle più e più volte. I bambini hanno bisogno di molte ripetizioni prima di imparare qualcosa di nuovo. Non a caso si dice “Repetita juvant“!
- Comunicare in anticipo al bambino cosa sarebbe meglio fare e cosa ci si aspetta da lui nelle diverse situazioni, soprattutto quelle nuove.
- Se viene concesso al bimbo di trasgredire ad una regola, spiegare sempre che si tratta di un caso particolare, sottolineando le condizioni che ne permettono lo “strappo” (per es. “stasera puoi andare a letto un po’ più tardi perché sono venuti a trovarci i nonni”).
- Dare l’esempio (in generale), ma anche di come gestiamo la frustrazione. Il modo in cui gli adulti gestiscono le emozioni fa da modello per i bambini.
- Sottolineare i comportamenti caratterizzati dal rispetto di limiti e regole (per es. “ho visto che hai messo le costruzioni nella loro scatola, bene!”). Allo stesso tempo, se va fatto un richiamo, focalizzarsi sempre sul comportamento e NON sulla persona. Per esempio evitare frasi come:“sei un monello”, ma descrivere le azioni del bambino.
- Evitare i ricatti, poco educativi. Oltretutto i bambini imparano poi a ricattare gli adulti… Per esempio, evitare: “se mangi tutto quello che hai nel piatto dopo ti lascio guardare i cartoni”. Piuttosto: “quando hai finito di mangiare, puoi guardare i cartoni”.
- In caso di trasgressione, è importante fare leva sul rimedio a danni ed errori: se per esempio il bambino rovescia dell’acqua sul tavolo, invitarlo ad asciugare dove è bagnato. In questo modo impara in modo diretto quali sono le conseguenze dei suoi comportamenti. Per esempio: “Hai rovesciato l’acqua sul tavolo. Puoi asciugare con la spugnetta o con lo straccio. Cosa preferisci usare?”. In questo modo si fornisce tra l’altro al bambino la possibilità di scegliere, allenando il suo cervello superiore e dandogli la possibilità di sentirsi un soggetto attivo.
- Evitare le punizioni in quanto intaccano il rapporto di fiducia adulto-bambino e l’autostima del piccolo. Ormai innumerevoli e recenti ricerche evidenziano che le punizioni producono effetti opposti a quelli desiderati.[1]
- Fornire sempre al bambino un’alternativa adeguata ai comportamenti “inadeguati”: “non questo ma quello”, “non adesso ma dopo”, “non qui ma lì”. L’alternativa si può fornire anche rispetto al modo in cui il bambino gestisce le sue emozioni spiacevoli. Per esempio: “Ti sei arrabbiato con tuo fratello e l’hai picchiato. Picchiando fai male, non devi farlo. Quando tuo fratello ti infastidisce, diglielo con le parole: ‘lasciami stare'”.
- Cercare di dire dei NO che siano dei SI’. Per esempio, a fronte della richiesta di una caramella, invece di rispondere “No, adesso è ora di cena” potremmo dire: “Sì, appena abbiamo finito di cenare puoi averla”.
- Se si hanno figli di età diverse, è normale che vi siano regole differenti, in accordo con la tappa evolutiva di ciascuno di loro. Ai piccoli potrebbero sembrare ingiuste perché non hanno ancora le capacità per comprendere le differenze, e anche questo è normale. Armarsi di tanta pazienza e ribadire quanto stabilito per ognuno, spiegando ai bambini che ad età diverse corrispondono possibilità e limiti diversi.
- Creare dei rituali condivisi con il bambino, possibilmente divertenti, per aiutarlo a rispettare le regole (per es. usare un timer per “fare a gara” a chi si veste prima).
Ciò detto, NON possiamo aspettarci che il bambino accetti sempre i limiti di buon grado. Anche a noi adulti non piace quando non possiamo fare ciò che vogliamo o qualcuno ci dice di no!! ;-))
Anche se abbiamo usato gli accorgimenti del caso per comunicare le regole in modo adeguato, è normale che il piccolo possa non accoglierle. È importante accettare la sua frustrazione a fronte dei limiti e rispecchiarlo nei suoi sentimenti. Si arrabbia, ne ha diritto e ha il diritto di esprimersi: il bambino ha bisogno di vedere che i suoi sentimenti “scomodi” non distruggono gli adulti, ma che possono essere accettati e contenuti. Per esempio, si può accogliere l’emozione del bambino in questo modo: “Capisco che sei arrabbiato perché non ti permetto di fare questo. È difficile non poter fare ciò che si vuole… Appena ti sarai calmato, potremo giocare insieme con le costruzioni”. Nel frattempo si può fornire un contatto fisico al bambino (se lui lo gradisce) per rassicurarlo della nostra presenza e del nostro immutato amore. E’ molto importante esplicitare al bambino che gli vogliamo bene lo stesso, anche se non ha rispettato una regola. Per i piccoli non è scontato che gli adulti vogliano loro bene ugualmente anche quando si è arrabbiati!
Sostanzialmente si tratta di MANTENERE il limite o il “no”, allo stesso tempo accettando le emozioni del bambino. Accogliere le sue emozioni e contenerle (anche con il contatto se serve) NON vuol dire “dirgli di sì”! Si tratta piuttosto di supportare il piccolo a maneggiare il suo stato emotivo in modo che non ne venga sopraffatto.
Questo comporta anche la capacità dell’adulto di accettare di essere temporaneamente malvisto dal bambino a causa della sua frustrazione: presto gli passerà!!
Infine, ricordare che uno dei compiti dell’essere genitore è quello di fornire al bambino gli strumenti per gestire e superare le inevitabili frustrazioni della vita e non quello di evitargliele sempre e comunque…
BUON LAVORO!!
[1] Secondo una recente guida di Save the Children le punizioni indeboliscono il legame genitori-figli; compromettono lo sviluppo emotivo del bambino; producono sentimenti di rancore e ostilità verso i genitori; generano aggressività ed opposizione. Vedi anche questo altro articolo