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Le paure dei bambini: comprenderle ed affrontarle - prima parte - Silvia Iaccarino /****** Font Awesome ******/ /****** Collapsing Nested Menu Items | Code by Elegant Themes ******/

 

“Prendiamo sul serio le paure dei bambini. Il coraggio esiste solo quando si ha paura. Insegniamo loro ad avere il coraggio di affrontare le proprie paure”[1]

 

 

La paura è un’emozione primaria[2] che tutti proviamo nella vita, grandi e piccini, ed è fondamentale per la nostra sopravvivenza: se non avessimo paura, infatti, ci saremmo già estinti da tempo.

“La paura è importante perché ci aiuta a rispondere nelle varie circostanze e ad agire rapidamente in situazioni di pericolo, questa emozione ci esorta a stare all’erta e a far tesoro delle precedenti esperienze mobilitando le forze che ci spingono alla difesa o alla fuga, quindi, in quanto reazione difensiva salvaguarda la vita e contribuisce allo sviluppo umano e alla crescita personale.”[3]

La paura, quindi, ha una funzione prioritaria per preservare la nostra incolumità e il suo contributo è fondamentale, inoltre, per la nostra sopravvivenza psicologica e sociale, in quanto essa ci mette in guardia anche rispetto alle potenziali minacce derivanti da situazioni che potrebbero farci soffrire e/o causarci danno non solo sul piano fisico.

Purtroppo “esiste un’idea generale piuttosto diffusa riguardo la paura che la vede come un qualcosa da evitare o scansare.”[4]

Nella nostra cultura, infatti, si tende a pensare che le emozioni cosiddette “negative”, tra cui la paura, siano da evitare e da estirpare il prima possibile. Si presume che sia utile e sano non provarle e si crede che si debba essere sempre felici, soprattutto i bambini.  Purtroppo (o per fortuna…) ciò è irrealizzabile.

Innanzitutto, le emozioni non sono né “positive”, né “negative”, in quanto tutte servono e sono utili per la nostra sopravvivenza e il nostro sviluppo. Semmai possono essere “piacevoli” o “spiacevoli”. Indubbiamente la paura ci suscita un vissuto e sensazioni “spiacevoli”,  ma ciò non significa che essa sia sbagliata o che noi siamo sbagliati perché proviamo tale emozione.

Secondariamente, è  impossibile non avere alcuna paura, né ciò è auspicabile, proprio perché essa serve a proteggerci ed a preservarci dalle minacce. Nella vita quindi è del tutto inutile, oltre che deleterio, pensare di poter raggiungere l’obiettivo di non aver paura di nulla. La questione, semmai, riguarda il fatto di poter sviluppare il coraggio e quindi acquisire la capacità di affrontare le nostre paure, accoglierle, dialogare con esse per non farcene sopraffare. Solo in questo modo potremo utilizzarle a nostro beneficio senza che ci paralizzino.

Venendo ai bambini, ciò significa dunque che, nella relazione educativa, il compito degli adulti non è quello di farli crescere senza alcuna paura, ma di supportarli nell’affrontare i propri timori, aiutandoli a sviluppare la capacità di guardarli in faccia senza fuggire,di scendere a patti con essi, utilizzandoli per la propria crescita. Si tratta di passare loro il messaggio che: “avere paura è normale. Tutti hanno paura, anche i grandi. Va bene se provi paura, non sei sbagliato. Io sono qui con te, non ti lascio da solo.” 

In questo modo il bambino può comprendere che il suo stato d’animo è comune, che non c’è nulla di male nel sentirsi così e che, seppure spiacevole e doloroso, esso è affrontabile. Si può esplorare lo spazio della paura quando si è accompagnati da chi ti vuole bene e che, metaforicamente (o letteralmente) ti porta in braccio o ti tiene per mano. E’ la solitudine nell’affrontare qualcosa di minaccioso che ci spaventa ancora di più, sia da grandi che da piccoli.

Il bambino, da solo, non riesce infatti ad affrontare le sue paure. Sono mamma e papà che, prestando attenzione alle sue apprensioni, lo aiutano a fronteggiarle. Egli può allora comunicare le sue esperienze emotive anche se le sente troppo intense, difficili e sconvolgenti. Ogni bambino, per non essere indotto a scappare dalle sue dolorose angustie, ha dunque bisogno di genitori che sappiano tenere aperti dei canali di comunicazione con il suo inquietante mondo sommerso. E’ condividendo l’esperienza emotiva del figlio, perciò, che portano alla luce le emozioni che gli procurano smarrimento“.[5]

Grazie all’ascolto ed al supporto sensibile ed empatico degli adulti, il bambino può acquisire fiducia in sé e negli altri e prendere coraggio, ovvero sviluppare la convinzione di potercela fare a fronteggiare le sue inquietudini sapendo che, se sarà necessario, potrà ricorrere al supporto altrui, confidando di trovare aiuto.

Nella prossima parte dell’articolo vedremo, in pratica, cosa fare di fronte al bambino che prova paura.

 

CONTINUA

[1] E. Rossini/E. Urso, “I bambini devono fare i bambini”, ed. BUR, Milano, 2016

[2] le emozioni primarie o universali sono quelle innate come, oltre alla paura, la rabbia, la gioia, la tristezza, la sorpresa e il disgusto/disprezzo (P. Ekman)

[3] http://www.stateofmind.it/2015/12/paure-dei-bambini/

[4] http://www.stateofmind.it/2015/12/paure-dei-bambini/

[5] F. Berto/P. Scalari, “Paure. Bambini spaventati. I genitori possono rassicurarli?” ed. Armando, Roma, 2002