“I bambini non fanno i capricci! A volte usano solo un linguaggio differente, perché non conoscono altro modo per esprimere il loro disagio…siamo noi a dover tentare di interpretare questo linguaggio come fossero parole che nascondono una richiesta di aiuto!”
Paola, mamma di Alessandra, Elisa e Giada
“Le lacrime di ostinazione e capriccio, sono lacrime di impotenza, ribellione, un disperato sforzo di protesta, una richiesta d’aiuto, la dimostrazione che i bambini vengono bloccati e forzati, un sintomo di malessere, sempre e comunque sofferenza”
J. Korczak
“Frustrazioni, aggressioni e crisi isteriche infantili sono reazioni sistematiche e dovrebbero essere considerate dalle figure di riferimento primarie come un prezioso feedback: un feedback che i bambini forniscono loro a costo di grandi sofferenze. Forse gli adulti hanno difficoltà a decifrarlo e comprenderlo, ma una cosa dovrebbe essere chiara: non si tratta di un gioco.”
J. Juul
Questo è un argomento sempre di grande interesse ed attualità per i genitori di bambini piccoli: quale bambino (soprattutto dai 18 mesi) non fa i cosiddetti “capricci”?
A partire da circa 18 mesi i piccoli entrano in una tappa evolutiva contraddistinta dal desiderio di affermare se stessi ed autodeterminarsi. Vogliono prendere in mano la propria vita, diventare sempre più autonomi. Allo stesso tempo si scontrano continuamente coi propri limiti ed hanno anche bisogno di essere dipendenti. È in questa cornice di conflitto interno tra la spinta all’autonomia e l’incontro coi propri limiti che si inscrivono le crisi di rabbia dei bambini. Il bambino vuole scegliere e decidere per sé, ma ha anche bisogno dell’adulto che pone confini protettivi. D’altro canto, i “no” sono faticosi da accettare e nei bambini suscitano facilmente forti emozioni di frustrazione: ecco appunto le crisi di rabbia (i cosiddetti “capricci”).
Le crisi di rabbia, oltre a rappresentare la frustrazione associata al non poter dare corso al proprio volere, nascondono bisogni, paure, ansie, disagi, gelosie del piccolo e che l’adulto dovrebbe cercare di decifrare. La classica situazione del bambino che ha una crisi al supermercato ci rimanda, per esempio, alla sua stanchezza, o alla sua fame o noia o bisogno di attenzione.
Inoltre, i bambini cercano di verificare i propri limiti ed i limiti che l’ambiente pone loro. Testano (non sfidano) fino a che punto si possono spingere e quando si devono fermare. Imparano così, un po’ per volta, a capire chi sono e qual è il loro posto nel mondo, a distinguere se stessi dagli altri.
È importante dare limiti equi e fermi ai piccoli, ricordandosi però che a questo corrisponderà facilmente un sentimento di frustrazione che esprimeranno con comportamenti a nostro avviso “eccessivi”.
I bambini, in effetti, attraverso le crisi non fanno altro che esprimere i loro sentimenti di rabbia, frustrazione, impotenza, stress, sovraccarico sensoriale, etc. Queste emozioni, infatti, generano molta energia che essi fanno fatica a contenere. I bambini, fino talvolta anche a 5-6 anni, tendono ad esprimerle quindi attraverso il corpo e le lacrime. Questo è un meccanismo che poi, un po’ per volta, man mano che il bambino cresce ed acquisisce maggiori competenze verbali, sociali, cognitive ed emotive lascia il posto a modalità per noi adulti più “adeguate”.
Le crisi di rabbia rappresentano quindi una fase del percorso di crescita dei bambini e del loro sviluppo emotivo.
E’ fondamentale evitare il più possibile di giudicare e sgridare il bambino che esprime così il suo vissuto ma aiutarlo a calmarsi, rispecchiando le sue emozioni, infatti “l’esplosione di rabbia da parte del genitore potrebbe spaventare il bambino a tal punto da ridurre al minimo le probabilità che egli impari” (a controllarsi, nel tempo, nda) – T. B. Brazelton/J. D. Sparrow
Per supportare un bambino in questi momenti è utile utilizzare, quindi, il rispecchiamento emotivo. Per esempio: “So che vorresti restare al parco perché ti stai divertendo… ora dobbiamo andare è ora di cena”. Nel momento in cui il bambino si mette a piangere, per esempio, si può dire: “Vedo che sei molto dispiaciuto perché dobbiamo andare via, ti capisco è bello giocare al parco…” dandogli un sostegno affettivo per aiutarlo a calmarsi, nella modalità che il genitore sa essere efficace per lui, possibilmente standogli vicino affinché il piccolo non si senta lasciato da solo in un momento di grande bisogno sul piano emotivo.
“Quando rispecchiate i sentimenti di un bambino diminuite l’intensità della sua rabbia, perché egli si sente soddisfatto nel sapere che è al centro della vostra attenzione e che viene compreso.” M.L. Brenner
“Quando un bambino è travolto da un impeto d’ira, sente di non riuscire a controllarsi. Il fatto di essere bloccato con fermezza (ovvero contenuto, nda) viene interpretato come un segno che ci si preoccupa per lui e che, per il suo bene, si è pronti ad affrontare sua collera” A. Phillips
Nella gestione emotiva della crisi di rabbia è importante passare al bambino il messaggio che “il no rimane no, ma ti aiuto a superare la frustrazione”. Il ruolo dell’adulto è basilare per accompagnarlo nel processo di sviluppo della capacità di autoregolazione, ovvero del poter gestire in autonomia, nel tempo, le proprie emozioni (processo che dura diversi anni).
A freddo, quando il bambino si è calmato, è utile proporre anche una modalità alternativa accettabile di comportamento per la prossima volta. Per esempio: “Succede di arrabbiarsi è normale. Quando sei arrabbiato non puoi lanciare le macchinine. La prossima volta puoi fare….(oppure, se il bambino è un po’ più grande, gli si può dire: “cosa potresti fare la prossima volta?”). Ogni famiglia decide quale comportamento reputa accettabile per esprimere la propria frustrazione, anche in base all’età del figlio. Ovviamente, non aspettiamoci che già dal prossimo episodio il bambino sappia mettere in atto la nuova modalità…ci vorranno tempo, ripetizione, allenamento…!
È importante aiutare e guidare il bambino a capire cosa prova e insegnargli anche strategie diverse di gestione della propria emotività: così, nel tempo, troverà altri modi per gestire la frustrazione, a suo beneficio presente e futuro.
Sostanzialmente, nella gestione della crisi di rabbia è importante passare il messaggio che l’emozione del bambino è legittima, ma il comportamento può non esserlo: per questo serve guidare i piccoli verso modalità di comportamento accettabili, convalidando le emozioni, in quanto emozioni e comportamenti NON sono la stessa cosa. Le emozioni sono TUTTE accettabili, i comportamenti no.
Inoltre, “subito dopo la crisi di collera, durante la quale si è gettato a terra, il bambino avrà bisogno della protezione forte e rassicurante di braccia amorevoli” T. B. Brazelton/J.D. Sparrow
In questo modo il bambino può sentirsi visto e capito nei suoi sentiment: egli si sente compreso, accettato e amato in modo incondizionato e sa che l’amore dei genitori è più forte e potente delle sue emozioni intense.
Infatti, se il bambino vede che l’adulto si arrabbia di fronte alle sue reazioni potrebbe spaventarsi in quanto teme di non poter essere amato e contenuto nelle sue emozioni. Invece, vedere un adulto che accetta le emozioni forti, le riconosce e le affronta, lo farà sentire più sicuro e lo metterà più facilmente in grado di gestire tali situazioni anche da grande. Se, però, come è normale che possa capitare, l’adulto perde la pazienza e reagisce in modo intenso alla crisi di rabbia del bambino, è importante recuperare la calma il prima possibile e rassicurarlo sulla tenuta della relazione. I bambini solitamente pensano che la rabbia dei grandi nei loro confronti rappresenti motivo di rottura della relazione, perciò è utile mostrare loro che i rapporti si possono “riparare”. Si può, quindi, “fare pace” e dare così anche un esempio ai piccoli di come può capitare di perdere la calma e poi ritrovarla.
Ecco alcuni altri spunti di riflessione e suggerimenti pratici:
- proprio perché il bambino ha un gran desiderio di autonomia ed autodeterminazione, quando è possibile e su aspetti della quotidianità alla sua portata, può essere utile dargli l’opportunità di scegliere (per esempio se indossare la maglia blu o quella rossa).
- Ricordare che se un bambino non si sente abbastanza considerato farà di tutto per attirare l’attenzione quindi, spesso, i “capricci”. Il bambino ha così tanto bisogno di essere visto e riconosciuto perché ha la sensazione di perdere se stesso ed i propri confini se nessuno gli presta attenzione. Il ‘capriccio’ in realtà non esiste, è solo un messaggio, una forma di comunicazione attraverso cui il bambino chiede aiuto, supporto, sostegno, attenzione.
- Quando viene dato un “no”, offrire delle alternative può aiutare a gestire la situazione. Se per esempio il piccolo sta giocando con un oggetto inopportuno, si può dire: “Con questo oggetto non puoi giocare, puoi giocare con quello o quell’altro, quale preferisci?”. Offrire delle alternative consente al bambino di sentirsi comunque partner attivo della relazione: ha la possibilità di scegliere, ha così un certo grado di autonomia nell’autodeterminarsi e non è impotente di fronte alle decisioni dell’adulto.
- Aspettarsi il meglio da un bambino significa evocarlo. Aspettarsi che il bambino si comporti bene ed apprezzare i comportamenti “adeguati” è utile per rafforzare la sua autostima e rispecchiargli un’immagine positiva di se’.
Questi suggerimenti possono aiutare a gestire le crisi, ma esse non spariranno del tutto! Per i primi anni di vita queste modalità vanno messe in conto: come abbiamo detto, fanno parte del processo di sviluppo dei bambini. Però, NON DURANO PER SEMPRE!!
PER APPROFONDIRE
- Brazelton T. B./J. D. Sparrow “Il tuo bambino e la disciplina” ed. Cortina
- Cozza G. “I capricci dei bambini sono dispetti o bisogni?” – blog Bambino Naturale
- Filliozat I. “Le emozioni dei bambini” ed. Piemme
- Gonzales C. “Genitori e figli insieme. Dall’infanzia all’adolescenza con amore e rispetto” ed. Il Leone Verde
- Gordon T. “Né con le buone né con le cattive” ed. La Meridiana
- Gordon T. “Genitori efficaci” ed. La Meridiana
- Gottman J. “Intelligenza emotiva per un figlio” ed. BUR
- Hames P.“I bambini non fanno mai i capricci” ed. RED
- Murphy J. “Capire i nostri bambini” ed. RED
- Novara D. “Urlare non serve a nulla” ed. BUR
- Phillips A. “I no che aiutano a crescere” ed. Feltrinelli
- Samalin N. “Coccole e capricci” ed. Fabbri
- Siegel D./T. Payne Bryson “12 strategie rivoluzionarie per favorire lo sviluppo mentale dei bambini” ed. Cortina
- Sunderland M. “Il tuo bambino. Come educarlo e capirlo” ed. Tecniche Nuove
LIBRI PER BAMBINI
- Agostini S./M. Tonin “Mirtillo fa i capricci” ed. Gribaudo
- D’Allance M. “Che rabbia!” ed. Babalibri
- D’Allance M. “No no e poi no!” ed. Babalibri
- Deneux X. “Che rabbia!” ed. Tourbillon
- Fitzpatrick L. “Uffa mamma, uffa papà” ed. Babalibri
- Frasca S. “Sono un tremendo coccodrillo!” ed. Giunti Kids
- Goossens P./T. Robberecht “Piccolo drago” ed. Zoolibri
- Moroney T. “Sai perché sono arrabbiato?” Crea Libri
- Reberg E./J. Goffin “L’orsacchiotto arrabbiato” Fabbri editori
- Weninger B./S. Roche “Miko cambia casa” ed. Ape Junior