Avete mai sentito parlare di questo argomento?
Si tratta di un tema molto significativo, ma spesso poco conosciuto o considerato.
Ritengo che sia molto importante avere delle informazioni in questo ambito poiché la consapevolezza di tale particolarità può aiutare genitori e professionisti a comprendere meglio i bambini; ad avere chiavi di lettura differenti rispetto ad alcuni loro comportamenti e ad adottare strategie educative utili a favorirne lo sviluppo lungo il loro percorso di crescita.
L’alta sensibilità è un tratto temperamentale innato a base genetica, piuttosto diffuso sia tra gli umani che in altre specie animali (è stata riscontrata in circa 100 specie), anche se solo ultimamente se ne sente parlare con maggiore frequenza.
Si stima che circa il 15-20% degli individui (quindi 2 persone su 10 ovvero anche 1 su 5) possieda questa caratteristica, come dicevo innata: riguarda il temperamento a base genetica con cui si nasce e con il quale poi l’ambiente interagisce, contribuendo in maniera più incisiva allo sviluppo della persona rispetto a chi non possiede tale tratto.
Dato molto importante: “L’ipersensibilità non è una malattia, né una carenza, né un difetto. Nessun terapeuta è in grado di ‘eliminare’ l’ipersensibilità di un bambino, in quanto si tratta di una caratteristica ereditata, un elemento distintivo e, più propriamente, un talento“[1].
Sostanzialmente, gli individui altamente sensibili hanno una soglia percettiva inferiore rispetto agli stimoli sensoriali, emotivi e sociali, per cui riescono a percepire e sentire in maniera più rapida, profonda e sottile ciò che arriva dall’ambiente a questi diversi livelli.
Non solo, sono altrettanto più sensibili ai segnali intrasoggettivi, con una percezione quindi più raffinata anche rispetto al proprio mondo interno, sia fisico/fisiologico che emotivo e mentale.
Si tratta perciò di persone che tendono ad essere più attente a ciò che accade dentro e fuori di loro e percepiscono aspetti della realtà che molti altri non notano. Tendono ad essere più riflessive, prudenti e ponderate in quanto osservano molto le situazioni prima di coinvolgersi, le riflettono accuratamente e poi agiscono in base alla valutazione effettuata.
Per via di questa caratteristica peculiare, che si fonda sulla “neuro-sensbilità”[2], i soggetti altamente sensibili tendono a reagire con una maggiore intensità agli stimoli che percepiscono: sensoriali, emotivi e sociali. Ciò significa che possono essere velocemente sovraccaricati e sovrastati dagli stimoli stessi, quindi avere una soglia di stressabilità inferiore. Per usare un’immagine, rispetto allo stress sono vasi piccoli che si riempiono piuttosto velocemente. Tendono ad essere anche molto empatici ed hanno la capacità di leggere ed intuire profondamente gli stati d’animo e i moti interiori di chi li circonda, fin dalla primissima infanzia.
Per questi individui la gestione dello stress e delle emozioni può funzionare in modo differente dagli altri e produrre delle difficoltà a livello comportamentale, ad esempio rispetto alla regolazione emotiva per cui essi, a causa della elevata reattività fisiologica, potrebbero esplodere con una maggiore frequenza ed intensità rispetto alle altre tipologie di persone o, al contrario, implodere e chiudersi in se stessi.
L’alta sensibilità ha uno scopo adattivo ed evolutivo per le specie animali, compresa quella umana, in quanto la maggiore ricettività agli stimoli ambientali rappresenta una protezione per la specie stessa: grazie ai soggetti più sensibili, che percepiscono gli stimoli in modo più veloce e profondo, il gruppo può meglio proteggersi dalle minacce e reagire ad esse più rapidamente ed efficacemente.
“La predisposizione a essere ipersensibili esiste fin dagli albori dell’umanità. Quando i nostri antenati vagavano per le savane in piccole tribù, essa emergeva molto più di oggi come vantaggio per la sopravvivenza: chi nel corso della caccia voleva interpretare tracce e scoprire nuove possibilità alimentari aveva bisogno di una percettività più estesa e più precisa. (…) Quando la situazione si fa minacciosa sono gli ipersensibili a rendersene conto e ad avvertire gli altri. (…) Oggi sono, a volte, coloro che all’interno di un team segnalano possibili pericoli e, grazie alla sensibilità più raffinata, forniscono un importante contributo”[3].
Chiaramente, poiché stiamo parlando di tratti innati, le persone altamente sensibili nascono e crescono con queste caratteristiche, per cui sia bambini che adulti possono presentare i tratti tipici di questa tipologia temperamentale.
Nella seconda parte dell’articolo tratteremo le caratteristiche più specifiche dei bambini sensibili.
[1] R. Sellin, “I bambini sensibili hanno una marcia in più. Comprenderli, rassicurarli e prepararli a una vita felice“, ed. Urrà Feltrinelli, Milano, 2016
[2] La neuro-sensibilità attiene al fatto che le persone molto sensibili processano le informazioni a livello neurologico in maniera differente da chi non possiede questa caratteristica. La sensibilità “emerge come funzione di diversi meccanismi nervosi centrali, inclusi i processi correlati con attenzione, sensibilità alla ricompensa, cognizione sociale ed il sistema di risposta allo stress” E. Lupo su www.personealtamentesensibili.it
[3] R. Sellin, op. cit.