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Arte effimera e loose parts al nido e alla scuola dell’infanzia - Silvia Iaccarino /****** Font Awesome ******/ /****** Collapsing Nested Menu Items | Code by Elegant Themes ******/

 

di Alessandra Dedè (educatrice ed esperta di laboratori espressivi), Daniela Corradi (educatrice e pedagogista), Marta Poletti (educatrice e pedagogista)

 

 

I bambini mostrano fin da piccoli il bisogno di raccontare se stessi e il mondo attraverso azioni e tracce che testimoniano il loro passaggio: le loro idee, sentimenti, emozioni e desideri. E’ proprio in queste “produzioni” che bambini e bambine manifestano la propria fantasia e creatività mettendosi in comunicazione con sé e con gli altri.

 

 

 

 

L’interesse per la creatività infantile e l’osservazione dei bambini all’opera ci ha condotto ad un concetto di arte intesa come pretesto per attivare la capacità di avere un rapporto estetico con le cose che non tenda al conformismo ma alla libertà di pensiero e di espressione di sé.

Saper progettare e creare è fondamentale per riuscire a far fronte alle problematicità della vita e per affrontarle cercando delle soluzioni che si discostino dalla risposta convenzionale. Da ciò scaturisce la necessità di accostare i bambini fin da piccolissimi al mondo dell’arte, il quale permette relazioni con il mondo dentro e fuori di noi.

Ma quale forma può prendere questa esperienza artistica per i bambini in età prescolare?

Secondo noi è necessario partire dall’osservazione delle produzioni spontanee dei bambini e delle bambine. Tali produzioni nascono dall’incontro tra la personalità dei bambini e i materiali che si offrono loro.

Si tratta di produzioni in continua trasformazione ed evoluzione, in base alle abilità stesse dei piccoli.

 

 

 

 

In base alla nostra esperienza nei servizi educativi, la produzione estetica dei bambini ha molta affinità con i principi cardine di quel movimento artistico che viene riconosciuto sotto il nome di “arte effimera”. Secondo questo movimento, l’azione è vista come opera d’arte in sé e in tal senso è preminente il processo sul prodotto.

L’arte effimera valorizza la trasgressione e l’impertinenza, ovvero la capacità dell’individuo di vedere nei materiali (anche inconsueti, come per esempio quelli di scarto e industriali) delle possibilità di utilizzo sui generis, combinandoli ed accostandoli tra loro in modo del tutto particolare. In questo senso, il processo creativo viene visto come attività espressiva e liberatoria, in grado di permettere l’emergere delle proprie istanze interiori e del proprio modo di guardare il mondo anche fuori dagli schemi.

 

 

 

 

 

E a proposito di materiali inconsueti, abbiamo accostato l’arte effimera alla Teoria delle Loose Parts di Simon Nicholson (1972), la quale sostanzialmente afferma che: “In qualsiasi ambiente, sia il grado di inventiva e di creatività, sia la possibilità di scoperta, sono direttamente proporzionali al numero e al tipo di variabili in esso presenti”.  Le loose parts (letteralmente “parti sciolte”) di Nicholson sono elementi (naturali, di recupero, di scarto industriale) che possono essere spostati, trasportati, combinati, infilati, impilati, separati e rimessi insieme, usati da soli o combinati con altri materiali, in uno spazio di costruzione libero oppure delimitato da “supporti” di diverso genere (teli, reti metalliche, cornici, cartoncini, materiale plasmabile).

 

 

 

 

Dal nostro punto di vista, arte effimera e loose parts costituiscono una sinergia in grado di facilitare una didattica inclusiva e democratica nei servizi educativi.

Inclusiva perché permettono di superare le difficoltà della tecnica e delle abilità specifiche di ognuno, non interessando tanto la prestazione quanto il poter vivere un’esperienza in modo assolutamente liberatorio, personale e in piena valorizzazione delle differenze.

Democratica perché avere a disposizione “parti incoerenti” in un contesto di gioco permette ai bambini di scegliere quali materiali utilizzare e come, adattandoli a proprio piacimento e lasciandosi andare a ricerche compositive, estetiche, progettuali anche inconsuete, trasgressive e impertinenti.

In questo tipo di attività, il compito dell’educatore non sarà quello di “insegnare” una tecnica quanto piuttosto di predisporre uno spazio e dei materiali scelti, accostandosi ai bambini con un atteggiamento di “promozione dall’interno” per alimentare in loro un’attitudine autonoma alla ricerca, all’avventura, allo stupore, ai pensieri azzardati e spregiudicati.

 

 

 

Foto dall’archivio fotografico dell’asilo nido Girasole di Cinisello Balsamo