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Il burattino e le attività del “far finta” in ambito educativo - Silvia Iaccarino /****** Font Awesome ******/ /****** Collapsing Nested Menu Items | Code by Elegant Themes ******/

di Paula G. Eleta, sociologa e formatrice

 

Il burattino appartiene al teatro di animazione ovvero quella particolare arte teatrale che utilizza non solo i burattini ma anche le marionette, i pupazzi, le ombre e gli oggetti di uso comune come protagonisti dello spettacolo teatrale. Tuttavia, per la sua semplicità e la sua immediatezza espressiva, la tecnica che si è più diffusa in educazione è quella del burattino a guanto in cui l’animatore infila la mano.

Il burattino ha delle grandi potenzialità in educazione infatti, nella pedagogia dell’ascolto, il burattino diventa uno strumento di mediazione privilegiata fra adulto e bambino in quanto stimola il confronto nel gruppo, facilita la valorizzazione e il riconoscimento delle differenze, favorisce e mantiene spazi per il dissenso e il dibattito.

E’ però importante sottolineare che il burattino rappresenta soltanto uno strumento e può essere utilizzato nei modi più diversi: impoveriti, arricchiti, banalizzati, da stimolo, etc. Per cui è fondamentale comprendere come utilizzarlo… Infatti, prima di programmare qualsiasi attività con i burattini, bisogna chiedersi, ad esempio: che immagine abbiamo del bambino (un soggetto ricco e competente o povero e da “riempire”)? Qual è il concetto che abbiamo di servizio educativo? Siamo disposti a metterci in gioco attraverso il linguaggio dei burattini? Come creare con l’aiuto dei burattini un contesto di apprendimento stimolante e creativo per i piccoli? Come attribuire ai nostri personaggi burattini un carattere autentico e coinvolgente? Come integrare e alternare il linguaggio dei burattini con altri linguaggi (multimediale, musicale, del corpo…)?

Se il bambino viene concepito come un soggetto competente, attivo e “avente dei diritti” ciò determinerà anche l’uso che verrà fatto del burattino. In questo caso, durante l’animazione il bambino occuperà un ruolo centrale e gli verranno riconosciute una grande intelligenza e precise competenze a stabilire relazioni. Inoltre, l’attività di animazione dovrà assumere una prospettiva educativa plurale e coerente, garantendo una effettiva uguaglianza delle opportunità educative.

Proporre i burattini presso i Servizi educativi vuol dire anche “attrezzarsi” per poter scegliere temi collegati agli interessi degli allievi ed ai progetti educativi, creando degli spazi di libertà dove i bambini possano esprimersi e raccontarsi e dove l’insegnante possa ascoltarli e valorizzarne l’originalità, l’identità, la curiosità verso il mondo circostante.

Infine, l’educatore che vorrà intraprende questa avventura educativa dovrà sviluppare delle competenze di base per iniziare ad animare un burattino: farlo muovere, dargli voce, farlo parlare muovendolo, mantenere l’identità del personaggio durante l’animazione. Quattro aspetti fondamentali per essere in grado di rimettere i bambini nelle condizioni di gioco, proponendo loro ricchi stimoli cognitivi, relazionali e affettivi.

 

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